La produzione di Hermann Weissenborn
Il nome Weissenborn è strettamente connesso alla chitarra lap steel come indicazione precisa di genere e forma strutturale.
Le chitarre di Hermann Weissenborn, liutaio americano di origine tedesca, che inizia la sua produzione nel 1914 segnano infatti il picco evolutivo della Lap Steel Hawaiana.
In realtà egli non propone niente di nuovo per il suo tempo, ovvero niente che non si sia già precedentemente visto nella di poco antecedente e contemporanea produzione di Chris J. Knutsen, che è in realtà da considerarsi il vero e proprio inventore di questo genere di strumento, ma, in realtà, saranno proprio le sue chitarre a dettare quelli che saranno i futuri standards del genere, creando una serie che, a tutt'oggi, è considerata il top per gli estimatori di questi strumenti.
Weissenborn termina le sperimentazioni sui materiali fatte da Knutsen che, sulla base del legno di Koa, aveva utilizzato i materiali più disparati per la realizzazione dei manici e delle casse armoniche privilegiando, utilizzando nella sua produzione unicamente il legno Koa (essenza tipica delle Hawaii) per tutte le parti della chitarra (manico, tastiera e cassa acustica).
Utilizza una forma definitiva, quasi certamente frutto di studi sulle chitarre di Knutsen, che prevede una chitarra completamente “Hollow Nech”, con cassa acustica che termina all'altezza del primo tasto della tastiera.
La tastiera, anch'essa in Koa e completamente non-fretted, con intarsi in legno per segnare i tasti e marcatori di tasto in madreperla, diventa elemento decorativo e funzionale al tempo stesso.
Il ponte assume la classica e definitiva forma ad “ali di pipistrello” con osso in metallo (acciaio o alluminio a seconda del periodo).
Vengono inoltre introdotti una serie di rinforzi strutturali che permettono l'uso di corde di metallo di elevato spessore permettendo di aumentare notevolmente la potenza acustica degli strumenti.
Alla produzione delle proprie “Weissenborn Style” il liutaio associa la produzione per terzi delle Kona Style, distribuite sotto diversi marchi (di cui quello Kona era certamente il più diffuso).
La produzione Weissenborn di chitarre Hawaiane comprende sostanzialmente quattro modelli denominati, appunto, Style 1, Style 2, Style 3, Style 4.
I quattro modelli non differiscono tra loro per caratteristiche tecnico/costruttive o di forma e misure della cassa acustica, quanto per gli ornamenti e le finiture di diverso livello.
Si parte infatti dalla Style 1, il modello più economico e privo di qualsiasi orpello, con nessun binding e tastiera scarna con semplici pallini di madreperla sulle note principali, nessun mosaico alla bocca della cassa ma tre semplici linee concentriche, alla Style 4 che abbonda di intarsi e di “rope binding” (ovvero un binding che ricorda una corda alternando elementi chiari e scuri diagonali) su cassa, paletta, tastiera e bocca della cassa.
La Style 2 sfoggiano invece un sobrio binding in celluloide nera e il classico rope binding al foro della cassa acustica.
La Style 3 è un modello intermedio, anch'essa col rope binding (però solo sulla tavola armonica e non sul fondo), tra la Style 2 e la Style 4.
Queste chitarre sono a tutt'oggi considerate le Hawaiian Lap Steel Guitars per eccellenza, malgrado non presentino niente di nuovo o originale, che non sia una forte codifica e caratterizzazione dell'estetica, rispetto a quelle concepite da Knutsen nella sua “New Hawaiian Family”.
CHITARRE WEISSENBORN
Elementi di costruzione
La mia personale esperienza nella costruzione di chitarre Weissenborn mi ha portato a sviluppare quell'aspetto dell'esperienza che tende verso la scoperta e l'innovazione, nonché alla funzionalità dello strumento e quindi al suono che questo emette. Ascoltare il suono e chiedermi come interagire con esso è il mio obiettivo finale. Questo mi porta ad utilizzare diversi materiali e scoprirne le differenze acustiche, sperimentare nella forma della struttura ed avvertirne le differenze sempre nel confronto diretto da strumento e strumento. La cosa che mi attira prima di tutte è la sperimentazione dei materiali. Sono molto tradizionalista su questi perché penso che la sperimentazione di altri nel corso del tempo sia sempre il terreno migliore su cui muoversi.
Partendo dalla colla che è l'elemento che congiunge e fa vibrare i vari componenti, uso la vecchia colla animale: la cosiddetta colla Caravella. Questa colla ha una durezza impressionante e riempie quelle microfessure che altrimenti resterebbero staccate e non contribuirebbero a far vibrare uniformemente lo strumento. Questa colla non macchia e può essere sciolta con semplice alcool quindi permette lo scollamento. Credo che una colla dura sperimentata per secoli sia una scelta ottima. Per quanto riguarda il legno invece uso con grande soddisfazione l'abete che mi procuro da una ditta specializzata in Val Di Fiemme. Questo legno, leggerissimo, resistentissimo alla torsione diventa una membrana che vibra producendo armonici, bassi e acuti di elevatissima qualità acustica.
La tavola armonica viene portata a spessore ed assotigliata leggermente nel perimetro attorno al Rim creando un effetto di pompa d'aria più flessibile, quindi più attiva. Le catene rigorosamente sempre in abete rosso vengono scolpite ed assottigliate man mano che ci si avvicina rim. Questo conferisce ad aumentarne i bassi. Le parti back e sides sono di solito in mogano Sapele, un mogano leggero ed elegante, molto bello. La sonorità del mogano è molto asciutta e per questo è un ottimo riflettente e conferisce a rendere nobile e asciutto il suono che produce il top in abete. Il mogano lo uso anche some top sebbene sia inferiore come profondità di suono dell'abete. E' un legno che dà una sonorità essenziale, ma vibrante, secca ma armonica. E' insomma un'ottima variazione all'abete.
L'acero invece lo uso per il back e sides e riflette il suono dell'abete rimbombando e rendendo l'acustica prorompente. E' solo una questione di gusti, comunque più volume e presenza di suono non corrisponde necessariamente a “bellezza di suono”.
Per il ponticello uso legni tipo palissandro indiano, palissandro brasiliano, acero, ovankol.
Per la tastiera invece mogano, palissandro indiano, brasiliano, acero.
Un tastino inserito nel ponticello, come da progetto Weissenborn è una soluzione che da una particolare acustica morbida.
Il nut è rigorosamente di osso animale lavorato a mano.
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